- Anna D'Antuono
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I caratteri fondamentali del totalitarismo- Popper: totalitarismo e storicismo
Sab Giu 25, 2022 5:07 pm
I caratteri fondamentali del totalitarismo
Hannah Arendt (1906-75), filosofa ebrea tedesca, allieva di Heidegger, dedica al tema il saggio Le origini del totalitarismo, pubblicato nel 1951. Per la Arendt, i regimi totalitari sono espressione delle moderne società di massa e si fondano sul consenso di settori sociali tradizionalmente estrani all'attività politica e all'impegno pubblico. Alle masse cui si rivolgono, i movimenti totalitari offrono un'ideologia, un sistema di credenze assolute in cui identificarsi fanaticamente. Caratteristiche del potere totalitario sono l'uso del terrore poliziesco e la dittatura del partito, identificato con il suo capo carismatico. Nel 1956, Carl J. Friedrich e Zbigniew Brzezinski, due studiosi americani esuli dalla Germania e dalla Polonia, elencano sei elementi caratteristici dei regimi totalitari: un partito unico di massa guidato da un capo, un'ideologia cui consacrarsi ciecamente, il monopolio degli strumenti di polizia e della lotta armata, il controllo centralizzato dell'economia, la penetrazione dello stato-partito in ogni settore della società e della vita quotidiana, il monopolio da parte del partito dei mezzi di comunicazione di massa. Questi due ultimi aspetti distinguono il totalitarismo dalle molte forme di regimi autoritari che la storia ha conosciuto, facendone un fenomeno nuovo, comprensibile solo all'interno della moderna società di massa. Nel totalitarismo, lo stato penetra nel sistema sociale, proponendosi di manipolare e trasformare le coscienze individuali, "mobilitando" le masse attraverso l'indottrinamento ideologico.
Popper: totalitarismo e storicismo
Il nichilismo non è l'unica categoria attraverso cui la filosofia cerca di spiegare il totalitarismo. Per Karl Popper (1902-94), che se ne occupa nello scritto Miseria dello storicismo, del 1944, il totalitarismo si radica nelle ideologie storicistiche, il cui antesignano è addirittura Platone. All'utopia "comunistica" del filosofo ateniese, che irreggimenta gli individui in uno stato rigidamente classista, si deve infatti il "primo progetto totalitario". Non meno colpevoli sono Hegel, il padre del nazionalismo, e Marx, il quale auspica l'avvento di una società senza classi. Nel Novecento, le versioni contemporanee dello storicismo sono il nazismo, per il quale la storia è tracciata dalla "razza eletta", e il comunismo, che a quest'ultima sostituisce la "classe eletta". Per ambedue le ideologie, la storia; secondo Popper, è retta da una legge necessaria e immutabile, cui gli individui devono conformarsi: per il razzismo nazista la legge biologica della superiorità della razza ariana; per il comunismo la legge economica della lotta di classe. Secondo Popper, il futuro sarà libero dalla minaccia dei totalitarismi solo se la politica si libererà dalle utopie, per dedicarsi alla costruzione di progetti riformisti, graduali e fallibili. Nello scritto La società aperta e i suoi nemici, del 1945, Popper contrappone senza sfumature le società ad alto rischio totalitario, quelle che definisce società chiuse fondare sul collettivismo e sull'egualitarismo, e le società aperte, le democrazie liberali, basate sulle libertà individuali e sulla libertà economica.
Hannah Arendt (1906-75), filosofa ebrea tedesca, allieva di Heidegger, dedica al tema il saggio Le origini del totalitarismo, pubblicato nel 1951. Per la Arendt, i regimi totalitari sono espressione delle moderne società di massa e si fondano sul consenso di settori sociali tradizionalmente estrani all'attività politica e all'impegno pubblico. Alle masse cui si rivolgono, i movimenti totalitari offrono un'ideologia, un sistema di credenze assolute in cui identificarsi fanaticamente. Caratteristiche del potere totalitario sono l'uso del terrore poliziesco e la dittatura del partito, identificato con il suo capo carismatico. Nel 1956, Carl J. Friedrich e Zbigniew Brzezinski, due studiosi americani esuli dalla Germania e dalla Polonia, elencano sei elementi caratteristici dei regimi totalitari: un partito unico di massa guidato da un capo, un'ideologia cui consacrarsi ciecamente, il monopolio degli strumenti di polizia e della lotta armata, il controllo centralizzato dell'economia, la penetrazione dello stato-partito in ogni settore della società e della vita quotidiana, il monopolio da parte del partito dei mezzi di comunicazione di massa. Questi due ultimi aspetti distinguono il totalitarismo dalle molte forme di regimi autoritari che la storia ha conosciuto, facendone un fenomeno nuovo, comprensibile solo all'interno della moderna società di massa. Nel totalitarismo, lo stato penetra nel sistema sociale, proponendosi di manipolare e trasformare le coscienze individuali, "mobilitando" le masse attraverso l'indottrinamento ideologico.
Popper: totalitarismo e storicismo
Il nichilismo non è l'unica categoria attraverso cui la filosofia cerca di spiegare il totalitarismo. Per Karl Popper (1902-94), che se ne occupa nello scritto Miseria dello storicismo, del 1944, il totalitarismo si radica nelle ideologie storicistiche, il cui antesignano è addirittura Platone. All'utopia "comunistica" del filosofo ateniese, che irreggimenta gli individui in uno stato rigidamente classista, si deve infatti il "primo progetto totalitario". Non meno colpevoli sono Hegel, il padre del nazionalismo, e Marx, il quale auspica l'avvento di una società senza classi. Nel Novecento, le versioni contemporanee dello storicismo sono il nazismo, per il quale la storia è tracciata dalla "razza eletta", e il comunismo, che a quest'ultima sostituisce la "classe eletta". Per ambedue le ideologie, la storia; secondo Popper, è retta da una legge necessaria e immutabile, cui gli individui devono conformarsi: per il razzismo nazista la legge biologica della superiorità della razza ariana; per il comunismo la legge economica della lotta di classe. Secondo Popper, il futuro sarà libero dalla minaccia dei totalitarismi solo se la politica si libererà dalle utopie, per dedicarsi alla costruzione di progetti riformisti, graduali e fallibili. Nello scritto La società aperta e i suoi nemici, del 1945, Popper contrappone senza sfumature le società ad alto rischio totalitario, quelle che definisce società chiuse fondare sul collettivismo e sull'egualitarismo, e le società aperte, le democrazie liberali, basate sulle libertà individuali e sulla libertà economica.
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